Questa è una storia che parla di una lettera appassionata che una mamma scrive all’On. Paola Concia, unica lesbica dichiarata nel Parlamento italiano nonché attivista per i diritti LGBT.
Di origine tedesca, è una donna con un marito italiano e una figlia che vive da decenni all’estero: figlia unica, un matrimonio fallito alle spalle, un lavoro in Inghilterra, la laurea a Sheffield e la scoperta a 40 anni che l’amore della propria vita appartiene al proprio sesso.
La madre matura nel tempo la convinzione che l’On. Paola Concia sia la persona giusta da coinvolgere per quello che ha in mente: perché è attivista dei diritti LGBT, perché ha sposato una tedesca – la criminologa Ricarda Trautmann, a Francoforte nel 2011 – e perché le piace come persona; un giorno decide quindi di scriverle una lettera in tedesco, lingua con cui ha più dimestichezza che con l’italiano e che preferisce utilizzare per descrivere situazioni complesse.
Pensa che – chissà – la compagna di Paola Concia potrebbe tradurgliela, quindi la imbusta e la spedisce. Niente email, niente messaggi sul sito personale della Concia o sui social network: purtroppo, non possiede un computer né lo saprebbe usare in caso di bisogno.
Nella lettera racconta della propria esperienza come attivista dei diritti LGBT, dell’associazione tedesca Befah (acronimo di “Bundesverband der Eltern, Freunde und Angehörigen von Homosexuellen e.V.“) di cui è associata, delle iniziative organizzate in Germania e delle modalità organizzative con cui vengono promosse. Anche in Italia esistono molte iniziative, che però potrebbero aumentare considerevolmente di efficacia scambiando esperienze con le associazioni di altre nazioni, specialmente quelle del nord Europa.
Befah, per esempio, è un’associazione no profit (a finanziamento sia pubblico che privato) di sostegno a genitori, parenti e amici di omosessuali, con sede ad Hannover, che organizza gruppi di discussione e manifestazioni pubbliche, offre consulenza, coopera con enti federali e comunità tedesche, fornisce informazione pubblica attraverso media (tv, radio, giornali e Internet), coinvolge politici ed ecclesiastici tedeschi.
Annualmente organizza un evento della durata di tre giorni, a cui ultimamente hanno partecipato anche persone provenienti dalla Svizzera, dall’Islanda e dall’Austria.
E’ appunto per l’edizione 2013 che questa madre ha invitato a partecipare Paola Concia e consorte nella location di Berlino, sede dell’evento (BET 2013, 19-21 marzo), per alimentare questo scambio di esperienze.
Due mesi più tardi, quando meno ormai se lo aspettava, riceve una telefonata da una persona che si qualifica come segretaria personale dell’On. Concia – della quale apprezza le scuse per il ritardo nella risposta – che si mostra interessata e disponibile, tanto che le chiede un indirizzo email per poter rimanere in contatto.
Apro una breve parentesi per sottolineare come sia buffo come ancora oggi, nonostante la diffusione di Internet, dei social media, delle nuove tecnologie e della democrazia partecipata, ci si debba stupire del fatto che un politico dimostri concretamente particolare sensibilità non soltanto ai temi per i quali si è proposto come rappresentante degli italiani in Parlamento ma anche attenzione e rispetto verso le singole persone e le singole situazioni, ma di fatto è così. La speranza è che comportamenti esemplari come quelli dell’On. Concia e di chi gestisce i suoi rapporti con i cittadini siano di esempio per tutti gli altri rappresentanti delle istituzioni italiane.
Tornando alla telefonata, la madre le spiega desolata che purtroppo non possiede un indirizzo email, ma la segretaria le lascia ugualmente un numero di telefono diretto per scambiarsi qualsiasi aggiornamento.
Ora il canale è aperto e la prossima mossa spetta a lei, ma sente che deve fare qualcosa di più, perché capisce che nella comunicazione occorre accorciare le distanze, i tempi e le differenze linguistiche.
Anche per lo scambio di missive con Marcus Urban, ex-calciatore della massima serie della Germania Est e della nazionale giovanile oggi dedito al sostegno ai diritti LGBT conosciuto in occasione di uno degli eventi organizzati a Berlino, è costretta ad appoggiarsi a una amica che spedisce le email al posto suo.
La storia di Marcus è molto particolare e raccontata in una apprezzata biografia dal titolo “Calciatori nascosti“: è noto soprattutto per aver fatto coming-out in un periodo, in un luogo e in un ambiente in cui l’omosessualità era un tabù e aver abbandonato il calcio a soli 23 anni anche a causa di questo.
Uno dei suoi obiettivi, prima ancora di BET 2013, è appunto quello di riuscire a portare Marcus Urban in Italia (Paese a cui tra l’altro è legatissimo grazie a un lungo soggiorno a Napoli e del quale parla bene la lingua) come testimonial di un evento che potrebbe avere Milano come location e che potrebbe essere occasione di un primo incontro con l’On. Paola Concia.
Anche se la propria figlia vive altrove, sente di doversi impegnare perché in Italia esistono resistenze maggiori, come risaputo, a causa della radicata cultura cattolica.
Mentre mi raccontava questa storia, mi spiegava con trasporto di come avvenivano le manifestazioni pubbliche nelle strade di Amburgo, anche in quartieri di un certo prestigio, con l’appoggio del sindaco.
Mi parlava di come fossero normali gli incontri nei licei tra studenti e i rappresentanti dell’organizzazione per parlare di sessualità, della grande adesione agli incontri annuali e del sostegno da parte di politici di tutti gli schieramenti (quello della Merkel un po’ meno) e di alti prelati, persino arcivescovi protestanti.
Anche di quella volta in cui vicino a Brema un intero paese ha partecipato festante al matrimonio tra un prete protestante e il suo compagno.
Sorride, questa amica di lunga data, quando mi parla di alcune sue iniziative bizzarre per tentare di capire le posizioni delle istituzioni italiane e locali in materia di LGBT, piuttosto che indirizzate a far capire sia a loro che a tutti i cittadini che occorre informare ed educare maggiormente su questi temi delicati, soprattutto in Italia.
Nel frattempo, sotto l’ombrellone e con una bibita ghiacciata sul tavolino, un training on the job accelerato su comunicazione e social media, oltre che sull’utilizzo di dispositivi come notebook, iPad e iPhone; alla fine, credo che il suo prescelto sarà l’iPad, obiettivamente il più adatto per avvicinare persone col suo profilo a Internet.
Soprattutto, la consapevolezza che con legami più stretti non si è più tanto soli a combattere le battaglie.
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