Egregio Signor Presidente,
come è noto, quest’anno la ricorrenza del Primo maggio purtroppo ha più le sembianze di “festa delle persone in età lavorativa e delle opportunità di lavoro più o meno adeguatamente retribuito“.
Stiamo attraversando una crisi di entità mai vista in tempi recenti e che abbraccia più generazioni, comprese quelle future a cui viene negato persino il diritto di sognare.
Queste difficoltà sono enormi ma non impossibili da superare, specie per un popolo che nel corso della storia ha dimostrato di essere dotato di un capitale umano di eccellente livello.
Per far ciò, occorre però sposare una condivisione d’intenti e sacrifici comuni tra cittadini, imprese e Istituzioni.
I cittadini italiani non vogliono tirarsi indietro, ma dalle Istituzioni si aspettano segnali positivi e nuove regole.
Nuove regole sono attese anche dal sistema creditizio in luogo di quelle attuali anacronistiche e inique che strozzano le imprese sane; addolorano i sempre più frequenti fatti di cronaca che riportano storie di capi famiglia o imprenditori disperati che non ce l’hanno fatta.
Oggi è una data in cui ricordare anche i cittadini italiani che si sono particolarmente distinti nei vari settori del lavoro, tipicamente imprenditori, ai quali la massima Autorità dello Stato italiano ha attribuito l’onorificenza dell’Ordine al merito del lavoro.
Leggo nomi illustri tra coloro che ne sono stati insigniti, come colui che fu il primo a riceverla: l’eroe delle 5 Giornate di Milano Antonio Tosi (1828 – 1906). Leggo anche che i requisiti per ottenere il Cavalierato del Lavoro sono:
- “aver tenuto una spiccata condotta civile e sociale;”
- “aver operato nel settore per il quale la decorazione è proposta in via continuativa e per almeno vent’anni con autonoma responsabilità;”
- “aver adempito agli obblighi tributari ed aver soddisfatto ogni obbligo previdenziale e assistenziale a favore dei lavoratori;”
- “non aver svolto né in Italia, né all’estero attività economiche e commerciali lesive della economia nazionale.”
Viceversa, “incorre nella perdita delle onorificenze l’insignito che se ne renda indegno.“
Dal 1901 al 2012 sono stati nominati 2722 Cavalieri del Lavoro, tra cui:
Ho due auspici per il prossimo 2 giugno, data in cui conferirà il cavalierato ad altri 25 cittadini italiani.
Il primo, riguarda l’opportunità di revocare l’onorificenza a chi se ne sia reso sfacciatamente indegno.
Il secondo, riguarda l’opportunità di assegnarlo a chi, pur tra mille difficoltà, si sia distinto per aver resistito, per aver mantenuto il posto di lavoro ai propri dipendenti e, magari, a rilanciare il proprio business in modo innovativo.
Le eccellenze non vanno più ricercate nei grandi numeri ma nella qualità dei numeri, quelli di chi non scende a compromessi con la criminalità, di chi non rinuncia ai principi etici del mondo del lavoro, di chi può rappresentare un modello positivo da imitare, di chi rimane in Italia per scelta propria.
Sono queste le reali sfide che attendono oggi gli italiani, Signor Presidente.
Cordialmente,
Roberto Favini