Questa notte se ne è andato un uomo a cui la definizione di innovatore andava stretto.
Lui in realtà era un visionario, uno che riusciva a vedere ciò che gli altri non vedevano, uno che riusciva a sognare soluzioni che potevano migliorare la qualità di vita delle persone, uno che poi realizzava le sue intuizioni, uno che riusciva a imporsi prepotentemente in abitudini e mercati più che consolidati.
In realtà ci è riuscito utilizzando una ricetta molto semplice: quella di arrivare primo in mercati che ancora non esistono, dove non ci sono concorrenti.
Eric Schmidt di Google lo ha definito “il più grande imprenditore tecnologico della storia“.
Ho appreso della sua scomparsa stamattina, mentre facevo colazione sorseggiando una tazza di caffè e scorrevo sull’iPad le notizie pubblicate nella notte, ché quelle della sera precedente le avevo già lette.
Una delle prime cose che leggo è un tweet, sintetico ma pesante quanto un macigno.
Retweet.
Tutto questo non può non farmi riflettere su quanto negli ultimi anni io abbia stravolto le mie abitudini in termini di consumo dell’informazione.
iPad. Twitter. Wikileaks. Followers.
Dispositivo. Canale. Contenuti. Persone.
E poi, lo spazio e il tempo di fruizione.
Tutto questo per me era assolutamente impensabile solo poco tempo fa.
“Think different”
E’ lo slogan usato da Apple per anni; minimale, ma che racchiude tutta l’essenza del modo di pensare di Jobs.
Think.
Poteva essere leggi, parla, scrivi, agisci e invece no.
Pensa, rifletti, cerca di fare le cose nel migliore dei modi, come solo tu le puoi fare. E poi agisci, atteggiati, vivi di conseguenza, realizza le tue idee.
Different.
Scegli un punto di osservazione non convenzionale. Non realizzare qualcosa che altri hanno già realizzato o possono realizzare. Crea valore aggiunto per la comunità. Ciò che può essere sufficiente per te stesso potrebbe non esserlo per altri con la tua stessa esigenza. Offri esperienze.
Lui c’è riuscito così bene che gli altri hanno dovuto adeguarsi, altri rincorrerlo, altri ancora desistere.
Ha spiazzato i molti manager abituati a scegliere le soluzioni più scontate “perché sono le stesse fatte dai nostri competitors” e “perché così se falliscono nessuno mi potrà criticare“. Manager abili a tagliare i costi (spesso) e aumentare i ricavi (raramente), ma non a innovare.
Ieri ho letto molti articoli di critiche relative alla presentazione di iPhone 4S.
Perché non si chiama 5, perché è troppo simile alla versione 4, perché è passato molto tempo per un semplice aggiornamento, perché gli utenti Apple sono esigenti, perché c’è la S in fondo e non la G (si, ho letto anche questo).
Oggi ho un’altra chiave di lettura: la presentazione avvenuta soltanto ieri – straordinaria coincidenza – era solo fumo negli occhi per distogliere l’attenzione dal suo ultimo show, il più grande.
E quella S in fondo, sta per Steve.
Almeno, mi piace pensarlo.
Letture consigliate:
How Steve Jobs changed (but didn’t save) journalism