Alla fine gli italiani hanno scoperto che alle elezioni 2013 ha trionfato la canzone trinota.
Fin qui niente di nuovo, visto che l’Italia è quella nazione dove anche il codice binario utilizza tre variabili.
Questa peculiarità forse unica al mondo del popolo italiano, che nel corso dei secoli lo ha distinto nel bene e nel male, ora però lo ha costretto in un angolo perché si è verificata una situazione inedita per la Seconda Repubblica: quella di una nazione tricefala e ingovernabile. I tempi del pentapartito sono infatti ormai lontani e anacronistici.
Fabio Chiusi sulle pagine de L’Espresso ci aiuta quindi a capire quali sono ora le reali possibilità di sblocco concesse dall’attuale Costituzione.
In sostanza, il Presidente della Repubblica italiana non può sciogliere le Camere (e quindi non si può tornare a votare) negli ultimi sei mesi del proprio mandato, tranne se lo stesso periodo coincide anche parzialmente (Art. 88 della Costituzione) con la fine della legislatura (che non è il nostro caso perché si tratta di una nuova legislatura).
Quindi, solo il nuovo Presidente della Repubblica può sciogliere tutto il Parlamento oppure anche soltanto il Senato, ma se le forze politiche non si mettono d’accordo e non eleggono il Presidente del Senato, si verifica il blocco totale del nostro sistema parlamentare.
Alla luce di questo, le uniche alternative all’accordo tra le parti politiche sono le dimissioni anticipate di Napolitano oppure un Governo-traghetto Monti-bis.
Questa situazione paradossale è ben rappresentabile dal dilemma del prigioniero (ben noto ai conoscitori delle teorie dei giochi) che, dopo aver paralizzato il mondo dell’informazione professionale, ora ha colpito anche la politica italiana.
In assenza di situazione strettamente controllabile e poco dipendente dalle decisioni degli altri, come quella che si è venuta a creare dopo le elezioni, secondo la teoria di questo paradosso, in condizioni razionali ogni soggetto sceglierà sempre di perseguire l’interesse personale, con un’allocazione inefficiente delle risorse e raggiungendo un equilibrio di Nash. Quest’ultimo, uno dei teoremi fondamentali della teoria dei giochi, descrive una situazione nella quale nessun agente razionale ha interesse a cambiare strategia ed è la situazione opposta del raggiungimento di un ottimo paretiano (situazione ottimale per la collettività, nella quale ogni soggetto può migliorare la propria condizione soltanto a discapito di quella di altri).
Alla luce di queste considerazioni, il Capo dello Stato appare quindi l’unico soggetto in grado di rimuovere l’empasse dei tre soggetti politici dalla condizione del triello, noto anche come stallo alla messicana, magistralmente rappresentato nella scena finale del film “Il buono, il brutto e il cattivo“.
Nel film di Sergio Leone il primo a cedere (suo malgrado) e a rompere gli equilibri è il Cattivo (Lee Van Cleef); a quel punto anche il Brutto (Eli Wallach) si trova in condizione di inferiorità rispetto al Buono (Clint Eastwood) perché “il mondo si divide in due categorie: chi ha la pistola carica, e chi scava“.
Appunto.