Uno dei grandi misteri del giornalismo online che da anni fior di esperti non riescono a spiegare è la riluttanza a indicare i crediti dei contenuti “trovati sul web”. E’ una pratica tanto più antipatica quanto più autorevole è la testata online che vi inciampa. Nel 2017 è una pratica purtroppo ancora diffusa e il campionario ne è vasto, ma c’è un esempio di questi giorni che mi ha colpito.
Riguarda il video di un elicottero che si schianta causa maltempo, girato dai passeggeri ignari di documentare i loro ultimi istanti di vita. Tra loro, una donna in abito da sposa che, con fratello e fotografa, si recava alla cerimonia nuziale.
Il fatto è avvenuto lo scorso dicembre, ma il video è stato diffuso solo in questi giorni. Tra i primi a renderlo pubblico c’è il canale G1 del gruppo editoriale brasiliana Globo, il 5 luglio alle ore 18:30.
Fate ora attenzione alla timeline che segue.
Poco dopo il video finisce su LiveLeak e da qui fa il giro del mondo; all’estero viene diffuso tra il 6 e il 7 luglio, in ordine cronologico, da Daily Mail, Mirror, Fox News, New York Post, Express, Metro, Russia Today, News Australia e Arab News.
Alcuni inseriscono come fonte G1 Globo, altri un link non ufficiale su YouTube; Metro si distingue perché cita G1 ma incorpora il video di LiveLeak.
Cosa succede invece in Italia?
Il primo a darne notizia (il 6 luglio) è Libero Quotidiano, poi Blitz Quotidiano, Fanpage, Il Giornale; tutti scelgono di incorporare il video di LiveLeak, però senza link (in compenso c’è il logo della testata italiana). Giustificabile dal fatto che l’articolo originale è in portoghese? Giudicate voi. A ogni modo, l’unica testata a citare quantomeno G1 è Fanpage.
Ora passiamo al 7 luglio.
Ne parlano, in ordine cronologico, Corriere, Huffington Post Italia, Secolo D’Italia e Messaggero.
Qui accade qualcosa di singolare: il Corriere non incorpora il video di G1 e nemmeno quello di LiveLeak, bensì una copia dello schermo tramite un noto tool di screencasting. Per capirci, in questo modo si perdono completamente i collegamenti con la fonte. Fortunatamente, nel video è almeno visibile il logo di G1 e c’è un link all’articolo in portoghese. In compenso ci sono gli strumenti di incorporazione del video del Corriere (ma guarda un po’).
Dalle mie ricerche in rete, sembra che il Corriere sia stata la prima testata a riportare questo video usando questa tecnica; l’altra è l’Huffington Post, che però ha omesso di citare G1 e di inserire un qualsiasi link.
Rimane oscuro il motivo per cui testate blasonate ricorrano al grabbing quando esistono gli stessi video già pronti per essere condivisi, comprensivi di crediti. Altrettanto oscuro è il motivo che li spinge a utilizzare la versione gratuita del tool, che mostra il watermark in basso a sinistra.
L’ultimo a parlarne è il Messaggero, scegliendo di citare una testata brasiliana e linka un generico video da YouTube, da cui però risulta ritagliata la cornice del video, logo incluso.
Verrebbe da chiedersi: è il giornalismo di chi muore oppure è il giornalismo stesso che muore?