Come ha gestito il NYTimes l’emergenza dell’interruzione del servizio per due ore, che il 14 agosto ha riguardato il proprio sito, le app mobili e la posta elettronica? Quel giorno, infatti, chi visitava il dominio nytimes.com avrebbe potuto facilmente trovare il messaggio “HTTP 503 Servizio non disponibile“.
Attraverso il proprio account Twitter, il NYT ha veicolato il traffico dei lettori sulle proprie note di Facebook, dove durante quel frangente sono state pubblicate cinque notizie. Contemporaneamente, i giornalisti passavano in redazione via telefono le loro storie. Mai sentito parlare di Soundcloud, Dropbox, Google Drive, Evernote o altri servizi web? Difficile crederlo, visto che proprio due giorni prima il NYT aveva attivato un proprio canale su IFTTT (If This, Than That è un servizio web gratuito che consente di personalizzare la propria dieta informativa sfruttando automatismi disponibili su ben 69 canali diversi).
Non è esattamente lo stesso che dire “la produzione del Times e’ andata avanti grazie ai social network” (ANSA), però potrebbe essere un campanello di allarme per quegli editori (praticamente tutti o quasi tutti) che non hanno un contingency plan per queste evenienze che vada oltre il ripristino dei processi editoriali.
“Il sito è andato giù intorno alle 11:10. E’ ritornato disponibile intorno alle 1:15, ma il servizio era ancora altalenante. Nuovi articoli venivano pubblicati di nuovo a partire dalle 15:00. Il problema ha avuto luogo durante le ore di punta del traffico al sito, tra le 10:00-16:00, quando il sito ha avuto 7,1 milioni di visite in più rispetto a lunedì.”
Non è nemmeno corretto conteggiare i visitatori avuti fino alle ore 16, quanto invece il picco istantaneo registrato intorno alle ore 11: quanti di questi, poi, erano interessati per esempio agli aggiornamenti sugli eventi egiziani e quanti invece semplici curiosi che volevano verificare se il canale era stato ripristinato?
La versione ufficiale rilasciata dal NYT è che si è verificato un inconveniente sui loro server durante un intervento di manutenzione programmata. In un post scrive:
“As you may know, our Web site (http://nyti.ms/1cCBoGs) was unavailable for a period of time earlier today. The outage occurred within seconds of a scheduled maintenance update, which we believe was the cause. We are working on fully restoring service and apologize for any inconvenience.”
https://twitter.com/NYTimesComm/status/367688609375059968
Parte della rete accoglieva il disservizio con ironia.
https://twitter.com/pourmecoffee/statuses/367689100381274112
L’intervento era chiaramente programmato e appartenente a quella categoria di interventi che non possono causare discontinuità del servizio; nell’ipotesi remotissima (però mai sentita che si sia verificata), al NYT ne avrebbero dato notizia anticipatamente (e si sarebbero organizzati certamente meglio).
E’ anche vero però che un intervento di questo genere di solito viene pianificato minuziosamente, impiegando le risorse necessarie; a maggior ragione se parliamo del NYTimes (46,2 milioni di visitatori unici mensili secondo ComScore e, a spanne, quasi un miliardo di pagine visualizzate).
Da notare anche come il primo comunicato ponesse l’evidenza sul picco di traffico e l’ultimo invece su una manutenzione programmata ma finita male: nel caso avesse realmente influito più di tanto, ci sarebbe da chiedersi come abbia fatto nel 2012 il NYT a reggere il traffico durante le Olimpiadi o le Presidenziali USA.
Il canale Fox Business invece ha parlato di cyber attacco da parte di hacker cinesi e di una fonte attendibile che desidera mantenere l’anonimato. Da notare che già a gennaio in NYT aveva dichiarato di essere stato preso di mira da hacker cinesi.
Qui la sequenza dei tweet dei comunicati ufficiali.