La stampa e i notiziari televisivi (che Iddio li benedica per queste perle) oggi riportavano pressoché all’unanimità che Bradley Manning, la “gola profonda” che passò a Wikileaks i cablogrammi sui crimini e sulle violazioni dei diritti umani compiuti dall’esercito americano in Iraq, è stato assolto dalla Corte marziale “dall’imputazione più grave” (la connivenza col nemico, ndr), “la cui pena prevista era l’ergastolo“.
In compenso è stato giudicato colpevole per 19 sui 21 capi d’accusa e rischia fino a 128 anni di reclusione, al posto dell’ergastolo.
Considerando che ha 25 anni e che tre se li è già fatti, a 140 anni potrebbe uscire e rifarsi una vita, per dire.
Altri 125 anni di torture, se lievi, forse riesce a sopportarli.
Quando si dice la fortuna…