Una delle forme più subdole oggi utilizzate per limitare la libertà di espressione e l’informazione scomoda per i poteri forti è quello che ormai possiamo definire a tutti gli effetti “trattamento Wikileaks“.
Consiste nelle attività di censura perpetrate silentemente attraverso la chiusura dei rubinetti da cui passano i finanziamenti e dal trascinamento in lunghe e costosissime battaglie legali.
Un caso emblematico è quello che in questi giorni sta coinvolgendo Wells Fargo e Implode Meter negli States.
Wells Fargo è la seconda più grande banca per depositi, servizi ipotecari e carte di debito degli Stati Uniti.
Hedge Fund Implode-O-Meter (HFI) è un servizio di monitoraggio dell’andamento degli hedge fund – oggetto negli ultimi anni di speculazione selvaggia – e crearne una memoria storica a tutela dei rispermiatori, fondato all’inizio del 2007.
Cosa unisce questi due soggetti?
Succede che una mattina il primo chiude al secondo il conto senza alcun preavviso, in quanto giudicato “a rischio”.
In realtà è un rischio sul credito che potrebbe sembrare eccessivo e pretestuoso, visto che in passato Implode Meter non ha mai fatto registrare su scoperti e obbligazioni col proprio conto.
La chiusura sarebbe scattata solo per l’accavallarsi e il protrarsi di più cause legali intentate da vari soggetti nei confronti di HFI, in merito a presunti contenuti diffamatori pubblicati sul sito.
Alcuni ritengono che si tratti di una ritorsione di Wells Fargo a causa di alcuni articoli “scomodi” scritti dai blogger di Implode Meter; una di questi racconta la drammatica storia di Norm Rousseau, morto suicida dopo essersi visto pignorare la casa per il mancato pagamento di una rata del mutuo a Wells Fargo e nonostante fosse già stata regolarmente pagata.
Forse è una ipotesi fantasiosa, condivisa allo scopo di richiamare attenzione; non avendo la possibilità di verificare direttamente i movimenti finanziari del diretto interessato, è meglio adottare un atteggiamento prudente prima di sbilanciarsi con giudizi affrettati.
Sta di fatto però che anche i conti dei sostenitori di Implode Meter in questi giorni sono stati chiusi, guarda caso sempre da Wells Fargo e anche in questo caso senza motivazioni apparenti.
Vista da fuori, sembra proprio un tentativo di creare terra bruciata intorno ai soggetti scomodi: oggi più che mai, chi eroga il credito ha il potere di farlo, non solo negli States.
Nel frattempo Implode Meter ricorre alle donazioni per riuscire a sopravvivere, proprio come Wikileaks.
Ecco un messaggio per il loro sostegno:
[ALERT: Help us fight this and other attempts to attack us and shut us down. Donate now. You can also contact us to inquire directly about sending cash or checks. We are also looking for pro bono legal support on financial threats such as this one, and first amendment threats against us. OUR FREE SPEECH IS YOUR FREE SPEECH — and freedom isn’t free!]