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Business Intelligence vs reporting: come districarsi

07 Apr Posted by in Uncategorized | Comments

Prendo spunto dall’articolo di Giuliano Razzicchia dal titolo “Business Intelligence: dove sta l’intelligenza?” per introdurre un tema interessante, cioè l’utilizzo della Business Intelligence in ambito corporate, nonché le differenze tra BI e Reporting.

Sottoscrivo in particolare questa frase di Giuliano:

“E’ necessario che la BI non sia solo una forma di reportistica a supporto del marketing ma venga integrata nei processi decisionali con la possibilità di modificarli”.

La seconda parte di questa frase merita una profonda discussione in un articolo a parte, mentre sulla prima concordo sul fatto che tecnicamente e potenzialmente la BI non è reportistica, ma spesso (purtroppo) viene usata come tale; diciamo che è un po’ come usare l’auto per prendere il pane sotto casa.

Per chiarire (esemplificando) ai meno avvezzi cosa si intende per reportistica, pensiamo a tabulati dalla struttura predefinita e non modificabile, con pochissime possibilità di intervento sui criteri di estrazione e con elementari profilazioni sul singolo utente (scelta tra visione totale e nessuna visione).

Alla base di questo malinteso, io individuo sostanzialmente due cause: una è culturale e l’altra è organizzativa.

Il management aziendale infatti tende a demandare ai subalterni o a rendere automatizzata l’estrazione dei dati.

Nulla di più sbagliato: questo approccio funziona per l’estrazione e la distribuzione della reportistica, ma non va affatto bene per la Business Intelligence.

Segretarie o collaboratori qualsiasi non hanno la stessa visione a 360 gradi delle logiche e delle implicazioni su tutti i processi di business aziendali che ha il manager; se così non fosse, esisterebbe comunque un problema organizzativo.

L’utilizzo di strumenti di BI è efficace se accompagnato dal lato utente da una serie di iterazioni sui dati, modificando i parametri di estrazione, aggregando/disaggregando i risultati e allargando la visione su dati correlati.

Tutto questo non può in alcun modo essere applicato ai documenti distribuiti sia sui supporti cartacei che su quelli elettronici; se il formato distribuito è un foglio di calcolo qualcosa si riesce ancora a ricavare, ma è molto dispendioso e usciremmo dai confini della intelligence per addentrarci nelle nicchie delle lavorazioni artigianali non riusabili.

Grazie alla BI, invece, ogni utilizzatore ha la possibilità di vedere dati diversi da quelli che vedrebbe un’altra persona e di intervenire sui processi e sulle decisioni come nessun altro potrebbe.

Si tratta insomma di mettere la personalizzazione al servizio della strategia.

Aggiungiamo anche che i trasferimenti dei dati da un ufficio all’altro sono delle gran perdite di tempo: queste perdite sono trascurabili se stiamo parlando di andamenti semestrali, ma non lo sono se riguardano il monitoraggio giornaliero, magari applicato direttamente ai dati gestionali aggiornati in tempo reale.

Spendiamo anche qualche parola sugli accessi in mobilità tramite smartphone o tablet, in fortissima crescita: in questo caso la soluzione ottimale ritengo che sia costituita da un mix di cruscotti e alert pilotati dai KPI che abbiamo definito, piuttosto che da reportistica quotidiana personalizzata per il singolo utente distribuita con modalità push. Infatti, allo stato attuale le interfacce mobili (app o browser che siano) non consentono la stessa libertà di analisi di quelle desktop.

In tutto questo discorso ho volutamente sorvolato sulla parte architetturale per concentrarmi su quella di front-end, quella immediatamente apprezzabile dall’utilizzatore finale, ma è ugualmente doveroso evidenziare che

un sistema di Business Intelligence reagisce infinitamente meglio al mutare delle condizioni ambientali, sia interne all’impresa che di mercato.

Dove sta andando quindi nel 2012 la BI? La sfida attuale si chiama Social Business Intelligence, cioè la BI applicata ai dati raccolti dai social media, ma qui sarebbe opportuno introdurre le Big Data Analytics e questa è proprio un altra storia.

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