Guardate attentamente questi tre video.
Il primo mostra le reazioni su Twitter alla notizia della morte di Steve Jobs.
Il secondo mostra le reazioni alla notizia del terremoto in Giappone.
Il terzo mostra le reazioni al discorso col quale Mubarak avrebbe dovuto rassegnare le proprie dimissioni.
Ma non è di questi contenuti che voglio parlare.
Remembering Steve Jobs on Twitter from Rio Akasaka on Vimeo.
2011 Japan Earthquake as seen through Twitter from Rio Akasaka on Vimeo.
A un certo momento vedrete che, in concomitanza con un evento preciso, un boato sovrasta tutti gli altri tweet, identificato da un lampo di luce.
Bene. Ora facciamo un passo indietro, a quel post a reti unificate per protestare contro il famigerato comma 29 di quella che è tristemente nota come Legge bavaglio.
Sappiamo che Twitter non è Facebook né tanto meno è un blog. I contenuti non sono persistenti e sono destinati a scivolare rapidamente nella timeline. Però un tweet può raggiungere rapidissimamente un grande numero di persone, come uno tsunami. Infatti, Twitter è come una grande piazza dove parlano contemporaneamente milioni di persone.
Immaginiamo ora di trovarci in una grande piazza italiana, una vera. Proviamo a pronunciare a voce alta una frase tipo “sono un terrorista di Al Qaeda!“, “regalo iPhone causa inutilizzo!” oppure “ho qui le registrazioni delle telefonate tra Ruby e lo zio Mubarak!“.
A parte quattro gatti che ci stanno intorno, probabilmente gli altri nemmeno se ne accorgeranno.
Ripetiamo la stessa azione, stavolta all’unisono con metà delle persone che affollano la piazza: vogliamo scommettere che l’altra metà se ne accorge eccome?
Dove voglio arrivare?
Un pensiero, un auspicio condiviso da molte persone.
Un unico tweet, a reti unificate.
Lo stesso contenuto, con lo stesso hashtag (uno nuovo, non ancora utilizzato in quella settimana), nello stesso preciso istante, pianificato.
Un fragore immenso. Una supernova. Un grafico che si impenna. Tutte le timeline invase da quel messaggio.
E scommetto che in questo momento di lacrime e sangue c’è eccome qualcosa sul quale gli italiani non faticano a trovarsi d’accordo, vero?