Un esempio di servizio per i cittadini realizzabile a partire dalla disponibilità di Open Data è quello che mette in relazione ogni punto della città di Harvard con la relativa distanza dalla linea metropolitana più vicina.
Per indicare una maggiore distanza è stata una tonalità della colorazione che passa dal bianco al rosso.
A ogni isolato è associato un buon numero di metadati visualizzabili, come la distanza precisa dalla metropolitana, l’indirizzo, il codice postale, il numero di edifici, il numero di residenti, il nome del proprietario, l’altezza del suolo e altri ancora.
Se questa visualizzazione dovesse risultare poco chiara si può passare alla visualizzazione in 3D dal satellite.
Tutto questo è stato realizzato con GeoCommons; se siete curiosi di saperne di più fate un salto su quel sito e registratevi, è gratis e aperto a tutti. Lì troverete diversi esempi che illustrano le varie potenzialità di questo strumento, compresi il filtraggio dei dati, le differenti modalità di visualizzazione, le animazioni e le opzioni di condivisione.
Una volta registrati, potrete esportare i dati già presenti di un dataset che vi interessa tra gli oltre 50 mila già presenti, eventualmente nel formato geospaziale KML e utilizzarli su Google Earth o applicazioni mobili.
Tra questi dataset ce n’è anche qualcuno relativo al territorio italiano, come quelli dei comuni della Campania, della provincia di Bergamo o della rete sismica, anche se in questi casi qualcosa di più si poteva fare.
Un’altra cosa che potete fare è caricare un vostro dataset e creare una vostra mappa; è possibile importare dati geolocalizzati da applicazioni come Foursquare, Twitter, Facebook e molte altre.
Gli sviluppatori possono infine crearsi applicazioni personalizzate grazie alle API disponibili.
Non basta ancora? Beh, allora non resta che provare le soluzioni enterprise che integrano – tra le altre cose – anche interessanti funzionalità analitiche o di aggregazione.